Nella puntata di domenica 13 aprile - dalle 10.30 su RSI LA1 - Paganini si occupa di musica araba. Sembra semplice, a enunciarsi, ma la maggior parte degli sforzi della puntata sarà tesa proprio a comprendere i limiti geografici, culturali e contenutistici di quella che si vuole definire come musica araba. Laggettivo arabo, in senso stretto, dovrebbe riferirsi solo a temi o contenuti che concernono la penisola arabica, ovvero quello spazio di terra dellAsia sud-occidentale che comprende - tra i vari - Arabia Saudita, Yemen, Oman e Qatar. Quando però pensiamo alla musica araba, molto spesso i primi esempi che vengono in mente sono di musica nordafricana, e in particolare marocchina. Il Marocco non è di certo in Arabia - anzi: sta a migliaia di chilometri di distanza - ma la maggior parte della sua popolazione parla larabo, lislam è la religione principale e millenni di prossimità e scambi hanno fatto sì che la sua musica presenti caratteristiche melodiche, ritmiche e di strumentazione simili a quelle di tutto il Nord Africa e del Medio Oriente. La serie di documentari Talam - prodotta a fine anni 90 da RSI con la regia di Roberto Minini Meròt - nellepisodio dedicato al Marocco provava proprio a spiegare il perché di questorigine intricata e affascinante. Alcuni tratti comuni di quella che oggi chiamiamo musica araba (il sistema modale dei maqam, la monofonia, la microtonalità e lestemporaneità) si trovano anche al di fuori della penisola araba e delle zone in cui si parla arabo, come larea turkmena e lAfghanistan. Nel 2014 - in uno dei Concerti dellAuditorio RSI - Khaled Arman e il suo ensemble avevano proprio mostrato la contiguità musicale tra popoli e culture distanti migliaia di chilometri.